Ultima di 8 fratelli, figlia di un piccolo industriale della soia, il padre preferì farla battezzare di nascosto da un presbitero refrattario, piuttosto che dal parroco di Saint Nizier, che aveva giurato sulla Costituzione civile del clero. Fin dalla giovane età, Pauline-Marie sentì molto parlare del lavoro e dell’eroicità dei missionari nelle terre lontane.
Da ragazza fece voto di castità nel corpo e nello spirito, abbandonando le ricchezze di famiglia e vivendo da povera. Nel 1817, in seguito a una specie di illuminazione avvenuta la domenica delle Palme, creò con altre persone il gruppo delle « Riparatrici del Cuore di Gesù sconosciuto e offeso ».
In seguito, apprende dal fratello sacerdote Phileas, che i Presbiteri delle Missioni Estere di Parigi sono in serie difficoltà economiche, ed ebbe l’idea di un metodo organizzativo per la propagazione della fede; è lei stessa che lo racconta in una lettera all’abate Girodon nel 1858.
Mentre stava vicino al fuoco, meditando come fare per dare vita al suo spirito missionario, le venne chiaro all’improvviso, il piano di Propagazione della Fede; ogni persona del suo cerchio familiare e di amici stretti, avrebbe potuto raccogliere ogni settimana, un soldo da dieci persone, compreso sé stesso, fra i dieci scegliere una persona che ispirava maggiore fiducia, che insieme agli altri capogruppo avrebbe fatto capo a un’altra persona che avrebbe raccolto le loro offerte e a sua volta dieci di questi capogruppo che rappresentavano ognuno cento persone, facevano capo a un’altra persona che sarebbe stata capo così di mille persone, che raccogliendo il tutto l’avrebbe versato in un centro comune.
Nel 1822 Pauline e le sue compagne creano una associazione strutturata che prese il nome ufficiale di « Opera della Propagazione della Fede ».
Il Consiglio della Propagazione della Fede si riunì per la prima volta il 3 maggio 1822, costituito da un gruppo di laici impegnati nell’Opera; che fu approvata da Papa Pio VII l’anno seguente.
Questo istituto giocherà un ruolo fondamentale nello sviluppo del movimento missionario francese del XIX secolo. Alla fine del secolo l’Opera sarà presente in tutti i Paesi della cristianità.
La sua grande volontà, portò Paolina Jaricot a fondare nel 1826 il Rosario vivente e nel 1831 le Figlie di Maria, religiose senza uniforme, dedite interamente alle opere fondate;
ponendosi così tra i precursori degli Istituti laicali. Non tralasciò il mondo del lavoro, che vide Lione di quegli anni coinvolta in agitazioni operaie di rilievo;
sensibile alle miserie della classe lavoratrice, fondò nel 1845 l’ Opera delle Operaie, attrezzando perfino un’officina, dove i profitti dovevano essere destinati agli operai stessi, ma la conduzione dell’attività era superiore alle forze di Paolina e affidata a persone di poco scrupolo l’attività fallì.
Ammalatasi gravemente, intraprende un pellegrinaggio sulla tomba di santa Filomena di Roma a Mugnano, in Italia. Prima di recarsi sulla tomba della santa, le cui reliquie erano state ritrovate nelle catacombe di Priscilla pochi anni prima, Paolina di recò in visita da Papa Gregorio XVI.
Al Pontefice chiese se, in caso di guarigione, questo miracolo fosse stato sufficiente per far avanzare la causa della santa, Gregorio XVI le rispose di si, affermando in italiano che non si poteva rifiutare questa consolazione a una morente.
Giunse a Mugnano dopo un viaggio penoso nella calura del mese di agosto, alla vigilia della festa della santa. Il giorno seguente, l’11 agosto partecipò alla messa in onore de Filomena, dopo la comunione svenne, fu creduta morta ma si riprese e chiese di essere portata sulla tomba della santa e qui si riprese completamente.
Grande fu l’emozione dei fedeli presenti e il superiore del convento fece suonare le campane della chiesa a festa. Dopo qualche giorno trascorso a Mugnano, in preghiera di ringraziamento, ritornò a Roma dove fu di nuovo in udienza dal Papa, che approvò la sua Opera benedicendola.
Gli ultimi anni di Paolina furono penosi, abbandonata da tutti, trovò rifugio solo in Dio, le fu da sostegno e guida il santo curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney. Pur essendo da tutti rispettata, fu iscritta sulla lista dei poveri della città di Lione e morì in miseria il 9 gennaio 1862.
Con Benedetto XV l’Opera fondata da Pauline Jaricot diventa pontificia e trasferisce la sua sede da Lione a Roma.
Fonte
catopedia
L’Arcivescovo Dal Toso, Presidente delle Pontificie Opere Missionarie (POM), al termine del suo intervento su “La riflessione teologica a servizio della missione”, pronunciato alla Semana Española de Misionología lunedì 4 luglio, a Burgos (Spagna), si è soffermato sulla figura della Beata Pauline Jaricot, il cui carisma parla ancora oggi con voce forte: “Ogni grande teologia nasce da una forte esperienza di Cristo. Pauline è stata probabilmente una mistica e dalla sua esperienza possiamo trarre alcune considerazioni valide per la riflessione teologica”. (Fides)