Agostino, quando fu ordinato sacerdote, cominciò seriamente a interessarsi all’esegesi delle Sacre Scritture. Quest’opera, redatta in quattro libri, raccoglie la sua esperienza di commentatore biblico: i primi tre libri trattano della comprensione dei contenuti (res) e delle parole (signa), il quarto discorre della corretta esposizione dei contenuti (proferre).
Il commentatore dei testi sacri, in questo caso della Bibbia, deve ponderare bene le proprie ipotesi e obbligatoriamente valutarle alla luce della gemina caritas (“duplice carità”) cristiana, presente in ogni parte della Sacra Scrittura: questo duplice amore, quello per Dio e quello per il prossimo, ne rappresenta il valore portante.
Il lettore deve inoltre prestare molta attenzione alla comprensione delle parole che possono risultare sconosciute, spiegabili attraverso il confronto con le lingue greco-ebraiche, oppure quelle ambigue, che possono essere veramente comprese ricorrendo al testo originale o in alternativa consultando altre traduzioni a disposizione.
Agostino dimostra qui uno spirito filologico di sensibilità molto elevata, ed elabora concetti di scientificità basilari per l’approccio alla comprensione di un testo.
Per quanto riguarda il proferre, l’autore ammette, a differenza di altri autori cristiani, l’uso della retorica classica purché miri alla creazione di una nuova retorica cristiana, che per essere tale deve essere esercitata da uomini meritevoli e integerrimi, ricordando il pensiero di Catone (un buon cittadino è un ottimo oratore).
All’interno del componimento si trovano molte riflessioni interessanti, come la differenza tra frui (“godere”) e uti (“usare”), basata su una concezione che vede l’uomo bearsi di tutto ciò che provoca diletto ed usa ogni mezzo che è necessario per raggiungere tale piacere.
Nel sistema del godimento creato da Agostino, Dio naturalmente occupa il posto massimo, dunque l’uomo per raggiungere tale letizia deve impiegare gli strumenti che possiede, ossia l’anima e il corpo.
L’altra riflessione che emerge è di carattere linguistico-culturale e consiste nella differenza tra res (la cosa in sé) e signum (ciò che rimanda ad altro).
La parola è sicuramente un segno, afferma Agostino, pertanto la teoria platonica di un linguaggio naturale viene sostituita da quella di un linguaggio convenzionale, ossia frutto di un accordo comune tra gli uomini.
Il filosofo chiude l’opera esprimendo la sua idea di nuova retorica cristiana: un’opera non dev’essere giudicata attraverso canoni prefissati (cioè quelli della retorica classica) ma, più propriamente, in base a ciò che essa realmente contiene.
NOTA
Il 22 aprile 2007 papa Benedetto XVI si recò a Pavia, nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, a pregare presso la tomba del santo.
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