L’Avvento è il periodo dell’anno liturgico che lo inizia e che prepara il Natale, alla stessa maniera in cui la Quaresima prepara alla Pasqua.
La parola deriva dal latino adventus, “venuta”, in riferimento alla venuta di Cristo: la sua prima venuta, nella sua nascita, l’ultima sua venuta, nella parusia, alla fine dei tempi.
I credenti sono invitati a vivere questo periodo liturgico coltivando nella fervente preghiera la gioia e la speranza.
Il tempo d’Avvento ha una doppia caratteristica:
è tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio tra gli uomini; contemporaneamente, è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito dei fedeli viene guidato all’attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi.
L’Avvento quindi non è principalmente un tempo penitenziale nella prospettiva del ritorno del Signore per il giudizio, bensì la celebrazione gioiosa dell’Incarnazione, e, a partire da ciò, attesa anche della parusia.
La celebrazione della nascita di Gesù prepara la Chiesa all’incontro definitivo con Cristo. La prima venuta di Cristo inizia ciò che la seconda e definitiva venuta consumerà. La compresenza di questi due aspetti del mistero di Cristo si riflette nei testi liturgici, nei quali le due venute si intrecciano e si sovrappongano continuamente.
Nell’Avvento si pone felicemente in rilievo la relazione e la cooperazione di Maria al mistero della redenzione. “Cioè avviene come “dal di dentro” della celebrazione stessa e non per sovrapposizione o per aggiunta devozionalistica”. Non è esatto, però considerare l’Avvento un tempo mariano, o dire che l’Avvento è il miglior “mese mariano”, per il motivo che l’Avvento celebra essenzialmente il mistero della venuta del Signore.
In ogni caso, la presenza all’8 dicembre della Solennità dell’Immacolata Concezione fa parte del mistero che l’Avvento celebra: Maria immacolata è il prototipo dell’umanità redenta, il frutto più eccelso della venuta redentiva di Cristo.
Il termine latino adventus traduce il greco parousía, o anche epipháneia. Nel linguaggio dei culti pagani il termine significava la venuta annuale della divinità nel suo tempio per visitare i suoi fedeli.
Il Cronografo Romano (354) usa la formula Adventus Divi per designare il giorno anniversario dell’ascesa al trono di Costantino.
La liturgia dell’Avvento si è formata progressivamente a partire dal IV secolo.
Negli autori cristiani latini dei secoli III e IV, adventus è, tra l’altro, uno dei termini classici per indicare la venuta del Figlio di Dio in mezzo agli uomini, la sua manifestazione nel tempio della sua carne
Negli antichi Sacramentari romani il termine veniva adoperato per indicare sia la venuta del Figlio di Dio nella carne, l’adventus secundum carnem, che il suo ritorno alla fine dei tempi: in secundo cum venerit in maiestate sua (“nel secondo”, sott. “Avvento”, “quando verrà nella sua maestà”.
Se i termini Adventus, Natale, Epiphania esprimono la stessa realtà fondamentale, con il tempo il termine Adventus è passato a designare il periodo liturgico preparatorio al Natale.
Le più antiche testimonianze sull’Avvento sono due.
La prima è un passo di Sant’Ilario di Poitiers (†367) che dice[7]:
(LA) (IT)
« Sancta Mater Ecclesia Salvatoris adventum annuo recursu per trium septimanarum secretum spatium sibi indicavit. » « La Santa Madre Chiesa rivelò a sé stessa la venuta del Salvatore durante un periodo di tempo specifico di tre settimane, che ricorre ogni anno. »
(in Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum, 65, 16 )
La seconda testimonianza è un canone del Concilio di Saragozza (380):
(LA) (IT)
« Viginti et uno die, a XVI Kal. Januarii, usque ad diem Epiphaniae, quae est VIII Idus Januarii, continuis diebus, nulli liceat de ecclesia se absentare, nec latere in domibus; nec nudis pedibus incedere, sed concurrere ad ecclesiam. » « Per ventun giorni, dal 17 dicembre fino al giorno dell’Epifania, che è il 6 gennaio, ininterrottamente, non sia consentito a nessuno essere assente dalla chiesa, né rimanere a casa; non sia consentito camminare a piedi nudi, ma recarsi in chiesa. »
(can. 4, in Patrologia Latina 85, 66 )
Nel Rito Romano l’Avvento dura quattro settimane e inizia con quella domenica che permette di celebrare quattro domeniche d’Avvento; in pratica con la domenica compresa tra il 27 novembre e il 3 dicembre, estremi inclusi.
L’Avvento si articola in due parti:
Fino al 16 dicembre la liturgia si focalizza sull’attesa dell’ultima venuta di Cristo.
A partire dal 17 dicembre si entra nella seconda parte dell’Avvento, marcata in maniera più specifica dalla lettura dei brani evangelici dell’attesa e della nascita di Gesù.
Il colore dei paramenti liturgici è il viola; nella terza domenica (domenica Gaudete), facoltativamente, si può usare il rosa, a stemperare nella speranza della venuta gloriosa di Cristo il carattere tradizionalmente penitenziale dell’Avvento.
Nella celebrazione eucaristica non viene recitato il Gloria, in maniera che esso risuoni più vivo nella Messa di Mezzanotte di Natale.
Le varie domeniche
I nomi tradizionali delle domeniche di avvento sono tratti dalle prime parole dell’introito. Nelle prime tre settimane derivano dai salmo 25[24], 80[79] e 85[84]:
Prima domenica: Ad te levavi (“A te innalzo”)
Seconda domenica: Populus Sion (“Popolo di Sion”)
Terza domenica: Gaudete (“Rallegratevi”)
Quarta domenica: Rorate (“Stillate”[10]).
I brani evangelici delle rispettive domeniche hanno una loro caratteristica propria e si riferiscono:
alla venuta del Signore alla fine dei tempi;
a Giovanni Battista;
idem agli antefatti immediati della nascita di Gesù.
Le letture dell’Antico Testamento sono profezie sul Messia e sul tempo messianico e sono tratte soprattutto dal libro di Isaia.
Le letture dell’Apostolo contengono esortazioni e annunzi, in armonia con le caratteristiche di questo tempo liturgico.
La colletta della I domenica d’Avvento
« O Dio, nostro Padre,
suscita in noi la volontà di andare incontro
con le buone opere al tuo Cristo che viene,
perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria
a possedere il regno dei cieli. »
Oppure:
« O Dio, nostro Padre,
nella tua fedeltà che mai vien meno
ricordati di noi, opera delle tue mani,
e donaci l’aiuto della tua grazia,
perché attendiamo vigilanti
con amore irreprensibile
la gloriosa venuta del nostro redentore,
Gesù Cristo tuo Figlio.
Egli è Dio e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. »
Fonte : Cathopedia