
L’uomo ricco e Lazzaro sono personaggi di fantasia in una parabola di Gesù, conosciuta in Luca 16:19-31. Questi due uomini però rappresentano due gruppi di persone:
L’uomo ricco i capi religiosi ebrei, “che amavano il denaro” (Luca 16:14), i quali ascoltavano Gesù, ma si opponevano al suo messaggio e disprezzavano la gente comune (Giovanni 7:49).
I capi religiosi ebrei pensavano di avere il favore di Dio, ma morirono – in senso metaforico -quando Dio rigettò loro il modo di adorarlo, perché non avevano accettato quello che insegnava Gesù. Quindi erano tormentati dal messaggio che Gesù e i suoi discepoli predicavano (Matteo 23:29, 30; Atti 5:29-33).
Lazzaro rappresenta le persone comuni che accettarono il messaggio di Gesù ed erano disprezzate dai capi religiosi ebrei. Essi erano da tempo trascurate dai capi religiosi ed adesso si trovavano in una condizione più favorevole, poiché accettando il messaggio che Gesù insegnava ne trassero beneficio. A quel punto avevano la possibilità di godere del favore di Dio, per sempre (Giovanni 17:3).
Quanto sopra però ha portato a varie riflessioni durante la recente Lectio Divina del 21 Settembre 2022 presso la parrocchia di Santa Maria a Coverciano in Firenze.
Insieme alle riflessioni anche dubbi e domande, l’abisso fra noi e DIO, la vita dopo la morte, la differenza fra chi va in Paradiso e chi all’Inferno, il libero arbitrio, la volontà nel non cercare la via semplice perché pigri di fare, chi sono i giusti e gli ingiusti, esiste davvero l’inferno, perché lazzaro viene scelto ed il ricco va all’inferno, ed altro ancora.
Partiamo dal: “Dopo un po’ di tempo il mendicante morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo, mentre “il ricco morì e fu sepolto”.
Il ricco nella Tomba, fra i tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abramo e accanto a lui Lazzaro. 24 E chiamò, dicendo: ‘Padre Abramo, abbi misericordia di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell’acqua per rinfrescarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questo fuoco ardente’.
Entriamo in un campo un pò minato, cioè partendo dal fatto che Abramo non poteva essere in cielo (Paradiso), dato che Gesù aveva detto chiaramente fino a quel momento non ci era andato nessuno (Giovanni 3:13).
Parliamo dell’esistenza dell’inferno ? Anch’esso non trova alcun riscontro in quello che dice la Bibbia, riguardo alla condizione dei morti.
Per esempio non dice che le persone buone vanno in cielo o le persone malvagie vanno all’inferno. Afferma invece chiaramente che “I viventi sono consci che moriranno; ma in quanto ai morti, non sono consci di nulla, né hanno più alcun salario, perché il ricordo d’essi è stato dimenticato. […] Tutto ciò che la tua mano trova da fare, fallo con la tua medesima potenza, poiché non c’è lavoro né disegno né conoscenza né sapienza nello Sceol, il luogo al quale vai” (Ecclesiaste 9:5, 10).
I termini originali in alcune antiche traduzioni della Bibbia scrivono due differenti identificazioni dell’Inferno, cioè: in ebraico “Sceol”; in greco “Ades”. Entrambi si riferiscono alla Tomba, cioè il luogo simbolico in cui si trovano i morti. La Bibbia dice chiaramente che nella tomba c’è un corpo che ha smesso di esistere.
Chi è morto non è cosciente e non prova dolore. “Non ci sarà né attività, né ragione, né scienza, né sapienza giù negli inferi” (Qoèlet [Ecclesiaste] 9:10, CEI, 1988).
L’inferno non è un luogo pieno di lamenti di persone che soffrono. Anzi, la Bibbia dice: “Siano i malvagi a provare vergogna; siano ridotti al silenzio nella Tomba [negli ìnferi]” (Salmo 31:17; 115:17).
Dio ha stabilito come pena per il peccato la morte, non l’inferno di fuoco e lo disse in modo ben chiaro al primo uomo, Adamo, che la punizione per la disubbidienza ai Suoi comandi sarebbe stata la morte (Genesi 2:17). Non parlò di un inferno in cui sarebbe stato tormentato in eterno.
Dopo che Adamo ebbe peccato, Dio disse: “Polvere sei e polvere tornerai” (Genesi 3:19). Quindi Adamo avrebbe smesso di esistere.
Se Dio avesse voluto mandarlo in un inferno di fuoco, lo avrebbe sicuramente detto. Dio non ha cambiato la punizione per quelli che disubbidiscono alle sue leggi.
Molto tempo dopo il peccato di Adamo, Dio fece scrivere nella Bibbia queste parole: “Il salario del peccato è la morte” (Romani 6:23). Non c’è motivo di aggiungere altre punizioni: “chi è morto è stato assolto dal suo peccato” (Romani 6:7).
Ora…qualcuno potrà obiettare facendo riferimento a tutte quelle situazioni nefaste che avvengono nel mondo, storture e brutture, come ad esempio il ricco epulone e Lazzaro. Altresì dubitare di quanto scritto sino ad ora da noi in questo articolo, ma consigliamo di approfondire sulla Bibbia.
Altresì vi potrà venire in mente il dubbio di esser stati raggirati da qualche predicatore dal pulpito, però spesso essi sono ignari, talvolta indottrinati nel dire ciò che studiano, altre volte silenti e complici, ma la realtà dei fatti è proprio sotto i vostri occhi ed è scritto nella Bibbia.
Quindi, riepilogando: Dio detesta l’idea che qualcuno venga tormentato in eterno (Geremia 32:35). Un’idea del genere è contraria all’insegnamento biblico, secondo cui “Dio è amore” (1 Giovanni 4:8).
Lui vuole che lo adoriamo perché lo amiamo, non perché abbiamo paura di un tormento eterno (Matteo 22:36-38). Basti pensare che nel cosiddetto inferno ci sono andate anche persone buone.
Le versioni della Bibbia che usano la parola “inferno” fanno capire che uomini fedeli come Giacobbe e Giobbe si aspettavano di andare all’inferno (Genesi 37:35; Giobbe 14:13) cioè morire.
Anche di Gesù Cristo si legge che è stato all’inferno nel periodo fra la sua morte e la sua risurrezione (Atti 2:31, 32), ovviamente è resuscitato per dimostrare che ciò è possibile.
In tutti questi casi l’Inferno è la morte della persona che va in tomba. E’ scritto nella Bibbia, salvo che qualcuno la vuole stravolgere a suo piacimento per impressionare chi non legge, non studia, non approfondisce o peggio preferisce imbambolarsi con chiacchiere inutili per pigrizia.
Lo Sceol è una condizione o luogo simbolico in cui vanno le persone alla morte, e in cui cessano ogni attività e ogni consapevolezza.
Cos’era lo Sceol per il fedele Giobbe?
Chiaramente Giobbe vedeva lo Sceol come un luogo di sollievo e non certo di tormento, un inferno di fuoco, un luogo in cui le sue sofferenze sarebbero state ancora peggiori di essere vivo in terra.
A tal proposito per capire qual è la condizione dei morti nelle Scritture ci sono racconti relativi a otto persone che tornarono in vita.
Nessuna di quelle otto persone risuscitate disse di essere stata in un luogo di beatitudine o in un luogo di tormento.
Se alla morte fossero andate in posti del genere, non lo avrebbero raccontato agli altri?
E la loro esperienza non sarebbe stata riportata nelle Scritture ispirate perché tutti potessero esserne a conoscenza?
Nella Bibbia, però, non troviamo scritto nulla di tutto ciò.
Quelle otto persone evidentemente non avevano niente da dire su questo argomento. Perché?
Perché erano state in una condizione di incoscienza, come in un profondo sonno. Infatti la Bibbia spesso usa il sonno come metafora di quello che accade alla morte.
Per esempio, a proposito dei fedeli Davide e Stefano dice che ‘si addormentarono nella morte’ (Atti 7:60; 13:36).
Nella Bibbia il termine tradotto “risurrezione” deriva dal greco anàstasis, che significa “il far alzare” o “il rialzarsi”. Una persona che viene risuscitata è “fatta alzare”, o sorgere, dai morti ed è riportata in vita com’era prima (1 Corinti 15:12, 13).
Anche se la parola “risurrezione” non compare nelle Scritture Ebraiche, dette spesso Antico Testamento, l’idea vi è presente. Mediante il profeta Osea, ad esempio, Dio promise: “Li redimerò dalla mano dello Sceol; li ricupererò dalla morte” (Osea 13:14; Giobbe 14:13-15; Isaia 26:19; Daniele 12:2, 13).
Nel contempo ricordate SEMPRE: “I morti non sanno nulla”, dice la Bibbia in Ecclesiaste 9:5. I loro “pensieri svaniscono” (Salmo 146:4).
Nella Bibbia, infatti, la morte viene descritta come un sonno sereno (Giovanni 11:11).
Per quanto sopra si ringrazia anche Josuè Vegas, Martinez Delrio, Francisca Molero ed altri.