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Papa Francesco ed il simbolo nella stola

Redazione Reporter 24 Agosto 2022 6 min read

Sul social net twitter è apparsa una immagine del Papa Francesco ove sulla stola è inserito un simbolo che ha ovviamente sollevamento domande. Di chi o o cosa si tratta ?

Nella mitologia inca gli dei erano gli astri o altri grandi elementi della natura. L’unico dio nel vero senso della parola era:

Viracocha: divinità creatrice del Sole, della Luna e delle stelle, il dio che aveva plasmato i primi uomini nell’argilla, dio della civilizzazione. Era adorato in due templi: il primo Quishuarcancha si trovava nel Cusco, il secondo, Cancha era situato presso Urcos. Secondo Juan Santa Cruz Pachacuti era raffigurato con un disco ovale d’oro che simboleggiava l’uovo primordiale. Secondo Cristóbal de Molina la sua immagine era riprodotta in una statua d’oro con le sembianze di un bambino di dieci anni che teneva un braccio alzato in una posa benedicente. Il suo culto entrò spesso in conflitto con quello del Sole e fu spesso una causa di dissapori anche violenti tra i sovrani Inca e il potere sacerdotale.
Pachacamac: dio creatore e dio supremo di tutti gli animali marini; l’etimologia del termine Pachakamaq deriva dal quechua che significa creatore dell’Universo (pacha = terra- Kamaq = creatore).
Gli altri dei fondamentali erano:

Inti: dio del sole, creatore e protettore degli Inca, sposo e fratello di Mama Quilla (madre Luna) e padre del primo inca, e di Mama Ocllo (madre Uovo),
Pachatayta = marito e fratello della Pachamama (pacha = terra – tayta o tata = padre)
Pachamama: grande dea madre, dea della terra, dell’agricoltura e della fertilità, protettrice dei raccolti, tuttora molto venerata.

Il culto della Grande Madre risale al Neolitico e forse addirittura al Paleolitico, se si leggono in questo senso le numerose figure femminili steatopigie (cosiddette veneri paleolitiche) ritrovate in tutta Europa, di cui non si conosce il nome.

La tesi che le varie divinità femminili adattabili alla concezione antropologica moderna di Dea Madre fossero intercambiabili, utile in ogni caso in ambito mitografico, è stata oggetto di dibattito da parte di autori come Robert Graves, Johann Jakob Bachofen, Joseph Campbell, Jane Ellen Harrison, Marija Gimbutas, Walter Burkert, ed altri.

Figure accostabili alla Grande Madre sono rinvenibili ad esempio in:

Ninhursag, nell’area mesopotamica (V millennio a.C.);[19]
Ashtoreth,[20] in Fenicia;[21]
Cibele, nell’area anatolica (II millennio a.C.);[19]
Gea e Rea nell’area greca;[19]
Mater Matuta nell’area etrusca;[19]
Bona Dea o Magna Mater nell’area romana.[19]

Nel corso del tempo, alle personificazioni della Grande Madre vennero attribuite connotazioni e mansioni diverse, per esempio Ishtar, Astarte, Afrodite Pandèmia,[23] Venere sovrintendevano all’amore sensuale, Ecate triforme (come tre sono le fasi della vita) alla fecondità delle donne, Demetra/Cerere e Persefone/Proserpina alla fertilità dei campi, Kubaba, Cibele, quindi Artemide-Diana alla caccia, Era come genitrice di tutti gli esseri.[24]

In civiltà particolarmente stratificate come quelle europee, mesopotamiche e indiane, l’evoluzione della Grande Madre produsse anche una moltitudine di sincretismi fra divinità antiche e innovative, come è attestato da mitografi e poeti antichi nella «parentela mitologica» per la quale, ad esempio, Ecate è figlia di Gea; Demetra è figlia di Rea.[25]

Nel V secolo a.C. lo storico greco Erodoto stabiliva un parallelismo tra l’egiziana Iside e le dee Demetra-Persefone.[26]

Tali culti dal forte carattere sincretico si sarebbero protratti fino ai nostri giorni: si pensi al significato delle Madonne Nere venerate pressappoco in tutta Europa.[27]

Una variante della Grande Madre nell’estremo occidente è, secondo Robert Graves, la Dea Bianca della mitologia celtica, colei che a Samotracia si chiamava Leucotea e proteggeva i marinai nei naufragi.[28] Sarebbe questo un segno di un’antichissima circolazione mitologica negli spazi euromediterranei, e forse anche di stratificazioni etniche a tutt’oggi solo intraviste e ancora da chiarire.

Con l’avvento del cristianesimo il culto della Grande Madre si sarebbe perpetuato nella venerazione della Vergine Maria,[53] la cui immagine iconografica col Bambino in braccio ricordava quella di Iside col neonato Horus.[54]

Una delle tante Madonne nere che sin dal Medioevo apparvero sul continente europeo.[55]
Un’analoga figura della Bibbia in cui si poteva rinvenire quella della Grande Madre era stata d’altronde Eva, quale progenenitrice universale del genere umano.[56]

Dopo che il principio materno era stato assimilato a Sophia dallo gnosticismo,[57] nei primi secoli del Medioevo i teologi cristiani giunsero a parlare di «prefigurazione della Vergine» per designare quelle immagini sacre femminili venerate dai pagani già in epoca pre-cristiana, come ad esempio la scultura di madre partoriente scoperta in Gallia dai missionari cristiani.[58]

La natività di Maria nel mese di settembre, corrispondente al segno zodiacale della Vergine,[59] si accompagnò in particolare all’associazione col Toro nel mese di maggio a lei dedicato.[60] Una sua rappresentazione ricorrente la ritraeva con i piedi poggianti su un serpente oppure su una falce di Luna, mentre in filosofia gli esponenti della scuola di Chartres, santuario medievale dedicato a Maria, ripresero nella loro concezione della natura i tratti immanenti di una Grande Madre che si fa anima del mondo.[61] La stessa Chiesa cattolica viene assimilata a una madre,[62] che a immagine della Madonna si prende cura dei fedeli.[

Dove sta andando la Chiesa Bergogliana? L’ultimo scandalo è rappresentato dalle nuove monete che non hanno spazio per Madonne e Crocifissi. Nonostante l’indignazione dei cattolici sul Sinodo dell’Amazzonia del 2019, nel primo anniversario del culto della demoniaca Pachamama, il Vaticano emette una moneta che onora esplicitamente l’idolo della “Madre Terra”!

A detta di molti fedeli, ligi alla tradizione, questa è una provocazione sacrilega contro Dio. Nella Bibbia è chiaro che l’adorazione della natura incarnata negli idoli femminili è abominevole nei confronti della santità di Dio, sottolineando “il categorico ripudio della Sacra Scrittura di antropomorfizzare o divinizzare la terra, specialmente nel contesto del culto del Vicino Oriente antico della divinità della fertilità Baal.

Questo onorare la Pachamama nel mese di ottobre – il mese in cui i cattolici di tutto il mondo dedicano una devozione speciale al Santissimo Rosario – è ritenuto da molti un insulto alla Beata Vergine Maria. Penitenza, penitenza, penitenza!

Il danaro è del demonio, quante volte ci è stata detta questa frase? La cosa non sembra impensierire gli addetti al conio vaticano che hanno emesso ancora una moneta in argento 925 (diametro mm 34 per gr. 22 di peso), coniata in 3300 esemplari che, dal 16 ottobre, è in vendita alla fonte, al prezzo di 69,00 euro, e non a € 10 come è indicato sulla moneta.

Poco sembrano essere stati ascoltati gli appelli della Madonna che invita alla conversione: ignorata. Oggi si preferisce la Terra, “madre e casa dell’uomo”, messa in pericolo per colpa di comportamenti sociali e individuali sconsiderati. La decisione del conio vaticano spiazza, rispetto ad altre emissioni vaticane degli ultimi anni, per la fusione di naturalismo e simbolismi, e per i caratteri sottili, lineari e inediti che lasciano grande spazio al fondo lucente e fanno risaltare sia la giovane donna che l’emblema di papa Francesco.

Quando recitiamo la preghiera alla Madonna molti, quasi tutti, usano la parola “seno” al posto di “grembo”: “fructus ventris tui” è divenuto frutto del “seno”. Diversa sensibilità, invece, è dimostrata verso la Pachamama raffigurata come una madre che porta in “grembo” la Terra. Insomma grazie pure a un conio piuttosto ruffiano: paganesimo avanti tutta!

Papa Bergoglio e Pachamama Madre Terra effigiata sulle monete vaticane

Nel mese di agosto le popolazioni andine, ancora oggi, praticano il culto del ringraziamento alla Pacha-mama, restituendo alla madre terra il nutrimento che essa fornisce loro.

Madre Terra effigiata sulle monete vaticane

Madre Terra) è la comune personificazione della natura focalizzata intorno agli aspetti di donatrice di vita e di nutrimento, incarnandoli nella figura materna. Immagini di donne rappresentanti madre natura, o la madre terra, sono senza tempo.

In età preistorica le dee erano venerate per la loro associazione con la fertilità, la fecondità e l’abbondanza agricola. Le sacerdotesse mantenevano il dominio di vari aspetti religiosi delle civiltà Inca, Algonchina, Assira, Babilonese, Slava, Germanica, Romana, Greca, Indiana e Irochese per millenni prima dell’inizio delle religioni patriarcali.

Talvolta viene indicata come la sposa di Padre Tempo.

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